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Some Minor Crimes

by merci Miss Monroe

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A quasi tre anni di distanza dall’omonimo album di debutto, i merci Miss Monroe tornano in pista con un nuovo album, “Some Minor Crimes”, registrato nel corso della primavera del 2006 allo studio di registrazione La Sauna diVarano Borghi (VA) da Andrea Cajelli e Marco Sessa.
L’album ci mostra un gruppo che ha raggiunto una maturità compositiva invidiabile, evidenziata dalle melodie sempre cristalline, dagli intrecci vocali incredibilmente seducenti e da un ritrovato piglio punk, memore degli esordi musicali di Matteo Griziotti (voce e chitarra), Fabio Filippini (basso) e Davide Volontè negli Snare e nei Frogs, gruppi dallo scioglimento dei quali nacquero nel 2000 i merci Miss Monroe.
Some Minor Crimes è stato masterizzato da Kramer (Galaxie 500, Low, Yo La Tengo…) ai Noise Studios di Miami.

Gang of Blondes: Un attacco deciso e veloce con base ritmica incalzante che si muove tra i 4/4, il battere e il levare. Un punk-funk-rock che si apre in un ritornello fresco e catchy. Liriche su coltelli, tatuaggi, bande rivali, Converse e amore di strada. Poco più di due minuti ma tanto significato per il primo singolo di SMC.

Soap Opera: Il carrozzone del cinema che si muove goffo tra camerini e autocelebrazioni, tra stelle splendenti e fugaci notti di passione. Forse la canzone più ironica e solare dell’album, ma con un finale confuso e urlato che ti fa pensare che anche nei mondi dorati forse non tutto è così perfetto come sembra.

St. Valentines’s Day Massacre (some like it hot): Come nel disco di esordio dei mMM ritorna una canzone intitolata in onore di Marilyn Monroe (nell’omonimo debutto era Gentlemen prefer blondes). Some like it hot di Billy Wilder è l’ispirazione delle liriche e il testo segue in modo personale lo svolgimento dei fatti cinematografici.
L’armonia vocale che esplode nel ritornello diventa un deciso mantra che intervalla strofe soffuse e un assolo in perfetto stile british.

Zygotic: L’idea del titolo e del testo vengono da un’opera di arte contemporanea, Zygotic acceleration, biogenetic, de-sublimated libidinal model di Jake and Dinos Chapman. Zygotic parla di due siamesi uniti dalla schiena e dei loro problemi in un mondo così convenzionale e chiuso. Triste e intensa e rapida con un riff ossessivo che rimane nelle orecchie e nel cuore.

Morning Star # 1: Una ballata delicata e sognante. E-bow e delay per le chitarre e legnetto per la batteria, la voce triste e non invasiva, un giro di basso lento e pieno. Un finale che ti porta via e ti accompagna nella soffusa pigrizia della domenica pomeriggio. Luna stelle orologi e baci.

Pretty Pretty Dumb: Nata in sala prove da totale improvvisazione. Quasi un funky dance che scivola nel punk
nel ritornello. Un pezzo da dancefloor newyorkese che parla di Stati Uniti, di Misfits,di bar alcolici e polverosi, di ragazze che dimostrano età adulte pur essendo ancora adolescenti.

Permanent For Awhile: La canzone parla dell’organo sessuale femminile.”Un sorriso verticale”che rimane al
centro dei pensieri degli uomini da sempre e ovunque. Come struttura simile a Soap Opera con strofe più vuote ed
esplosioni nei ritornelli e uno special leggero dal sapore emo-folk.

Girls in Krakow: Il dolce delirio delle fugaci relazione estive con le relative paure e i momenti alcolici e sessuali. Un groviglio pop di dinamiche musicali, up and down vocali e un epico finale in crescendo.

Loser Afraid: La mente confusa inibisce il corpo durante l’atto sessuale. Mostri e gossip e brividi. Una canzone
triste e lunga con una ammissione di vittimismo nella coda. La voce oscilla e striscia tra gli arpeggi e l’e-bow come
fosse parte della base strumentale.

The Night of the Year: Due persone sono accomunate dallo stesso nome, Cameron, e da un segreto che il testo non svela. Si fa riferimento a corpi e pelle e canzoni ma nulla di più viene detto. Utilizzo di trombone in apertura e chiusura e un ritornello basato su due voci. Tiro quasi country-folk. Chitarre acustiche. Rapida ma non indolore.

Wow!: Rifacimento di Cow, una canzone che per motivi tecnici non era riuscita ad entrare nella tracklist del primo disco. La voce sussurra nelle strofe la vita metropolitana di una coppia e nel ritornello si apre in un intreccio vocale citando il titolo della canzone. Il finale è una lunga coda in crescendo dove aumentano velocità, quantità di
chitarre, e si aggiungono strumenti. Questa parte è nata quasi improvvisata in sala di registrazione. Si sentono
l’allegria e la bellezza e l’orgoglio di suonare la musica che ti piace. Scivola nel silenzio grazie ad un lungo fade out.

LL: Dedicata ad una ragazza del passato, LL le sue iniziali. Una canzone sull’amore, tra citazioni british anni 90,
tradimenti e ammissioni di colpa. Sincopata nel ritornello, delicata e sussurrata nelle strofe.

Polaroid: Chitarre basso e un particolare muoversi della batteria si incastrano nelle strofe per poi esplodere nel
ritornello a due voci. La canzone è molto dinamica e scende e sale continuamente in un alternarsi di atmosfere.
Nel finale una coda strumentale in crescendo che si blocca di colpo proprio quando sembra arrivare al suo climax.
Liriche ancora una volta metropolitane e legate a storie d’amore molto anni 2000.

At the Dawn Rendezvous: Due chitarre, due voci, un e-bow nello special centrale e ritornello in accordi minori. Le liriche sono immaginifiche, descrivono paesaggi balneari decadenti e notti gelide ma innamorate. Una canzone sull’amore nostalgico che chiude il disco.

Available now on:
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  • iTunes
  • Bandcamp
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